IN GALERA CON CANDIDO CANNAVO'

L’ho ringraziato, quel giorno, fra me e me. Erano mesi che infilavo al mio giornale proposte su proposte sempre sullo stesso tema, quello che mi interessava e quasi ossessionava allora: il carcere.
Da più di un anno giravo per le galere d’Italia – a mie spese, e con la fatica dei fax per i permessi, dei sì alle interviste che poi diventavano no, “sai, ci ho ripensato, ho una famiglia…” – correndo dietro a un folle meraviglioso che si chiama frate Beppe Prioli, fa volontariato dietro le sbarre da quando era un ragazzino (ha 65 anni) conservando nei modi e nel sorriso una purezza che ti contamina e accende in te, come in qualsiasi delinquente e assassino, una luce che non si spegne più.

Insomma, sto scrivendo questo libro sul carcere, perché fra’ Beppe è un miracolo della natura ma ha solo la quinta elementare e per scrivere dei suoi “lupi” aveva bisogno di un giornalista, quando dal mio giornale mi dicono che devo andare subito a San Vittore a intervistare Pagano...
... e anche nella sezione femminile perché c’è da fare un pezzo sul nuovo libro di Candido Cannavò. Cannavò? Quello della Gazzetta? E che c’entra col carcere?
Felice. Finalmente ufficialmente inviata in galera, il luogo che cinque anni fa mi sembrava l'antro più remoto e oscuro – e dunque accattivante – in cui essere mandata. E ci voleva Cannavò, che di lì a poco mandava in libreria il suo Libertà dietro le sbarre (Rizzoli). L’ho incontrato nel suo ufficio di via Statuto, una chiacchierata lunga, due ore forse.
A me che mi sentivo una veterana delle storie da galera, era parso come un bambino impregnato di ingenuo stupore per un mondo nuovo. Mi parlava del suo viaggio a San Vittore come di un percorso a nervi scoperti nelle varie sfaccettature dell’umanità. Patrizia Reggiani, la vedova Gucci, con il suo ermellino assolutamente fuori luogo in una cella. La ragazza africana dal nome poetico, Melodia, che non aveva patteggiato la pena per continuare strenuamente a dichiararsi innocente, beccandosi tutti gli anni di gattabuia fino all’ultimo. La responsabile della sartoria interna al carcere, talmente compita e raffinata da poter sembrare una professoressa. Una girandola di volti e di storie che aveva affascinato lui e pure me, tanto che mi ero letta le bozze del suo libro in un fiato, e non erano poche pagine, invidiandolo per la semplicità della sua scrittura.
Ho sempre pensato che il giornalismo possa essere tutto fuorché letteratura e poesia. Nella realtà c'è un po' di poesia, ma non è onesto amplificarla. Mi piacciono i racconti piani, che colpiscono ma si fruiscono subito, accessibili a qualsiasi gradazione di cultura.

E mi è sembrato un signore d’altri tempi quando mi ha telefonato, appena uscito il pezzo su Io Donna, per ringraziarmi e complimentarsi per la mia, di semplicità immediata.
L’ho incontrato qualche mese dopo. Questa volta in galera. A Padova, nella redazione del giornale fatto dai detenuti del Due Palazzi, Ristretti Orizzonti. Era stato invitato a presentare il suo libro là dentro, e ovviamente aveva detto di sì. Quando mi ha vista era sorpreso: “Zuccalà, che ci fa qui?”. Ci vengo qualche volta. Ci collaboro, con questa rivista galeotta. E, ancora, a colloquio con i detenuti, attorno a un tavolo lungo come in una vera riunione di redazione, pareva un bambino entusiasta di una novità inattesa.
Verso la stazione, in macchina, gli ho allungato il mio libro Risvegliato dai lupi, che nel frattempo era uscito e parlava delle stesse cose del suo. Mi ha detto: “Non lo voglio”. E perché? “Perché un autore non regala un libro senza una dedica”. Ricordo benissimo quello che gli ho scritto sul frontespizio, in macchina, con grafia necessariamente sbilenca, prima di berci un caffè al bar dell’hotel di fronte alla stazione e salire sul treno per Milano.
Lui e la moglie in prima classe. Io in seconda.

L'articolo, come TUTTI i contenuti di questo sito, è di esclusiva proprietà dell'autrice. Ne è quindi vietata la riproduzione con qualsiasi mezzo, senza chiedere preventivamente l'autorizzazione a Emanuela Zuccalà. E' invece benvenuta la citazione su altri siti e social network, purché contenga il link a questo sito.

Commenti

Post più popolari