FORTEZZA EUROPA


SOGNI DI SABBIA
AA.VV., Infinito Edizioni, 95 pagine, 15 euro


«Abdulkadir a volte rimpiange il periodo in cui era incarcerato in Libia, perché nessuno si aspettava qualcosa da lui. Ora tutti i parenti lo chiamano. Sei arrivato in Europa, cosa aspetti ad aiutarci? Hai avuto la fortuna di entrare nella roccaforte. Perché è difficile ormai entrare nella roccaforte. Si rimane bloccati in quella striscia di deserto nordafricano, un limbo infernale per gente alla quale il paradiso è interdetto. Mentre cerchi la pace non provi paura, recita un proverbio somalo».

Parliamo di migranti, naturalmente. Anzi, di clandestini. Quella nozione «sdrucciolevole», scrive Gad Lerner poco più in là, perché «ne trovi sempre uno da collocare al gradino sotto di te nella scala degli aventi diritto».
L’autrice delle parole sopra, invece, è Ubah Cristina Ali Farah, scrittrice e mediatrice culturale italo-somala. Che rilegge il viaggio del migrante come una piccola parabola di moderno eroismo: «E’ il destino degli eroi quello di essere apripista, pegno di salvezza per una collettività. C’è sempre qualcuno che deve andare in avanscoperta e cercare buoni pascoli per il gruppo. E la scoperta, la notizia trasportata, deve essere trasmessa perché non rimanga sepolta tra le pareti del suo animo».

E’ un libro fotografico, promosso dall’organizzazione umanitaria Cisp (cui va tutto il ricavato delle vendite), che l’ha pubblicato per la prima volta lo scorso anno in Algeria per sensibilizzare l’opinione pubblica del Maghreb sui viaggi della speranza, le tragedie del mare, la roccaforte-Europa. Ci sono le testimonianze di ivoriani, camerunensi, nigeriani che hanno seppellito i loro morti nella sabbia o ripescato i figli nel Mediterraneo dentro le reti dei pescatori. Ma anche quelli fermi ad Algeri da mesi per raccimolare i soldi del viaggio clandestino. E quelli che la fortezza Europa l’hanno espugnata, ma il paradiso non si è dischiuso.

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