NADA, LA BABY-SPOSA RIBELLE



C’è chi ha visto in lei il coraggio di Malala Yousafzai, la giovane pakistana assalita dai talebani per la sua battaglia in favore dell’istruzione delle bambine. Secondo i suoi genitori e alcuni giornali yemeniti, invece, questa ragazzina mente, manovrata da qualche adulto a caccia di notorieta' planetaria. Da qualsiasi parte stia la verita', resta il fatto che, grazie a lei, si torna a parlare di un tema importantissimo, nella sua gravita'.
Nada Al Ahdal ha undici anni e vive in Yemen. Arrabbiata e decisa come un’adulta, gli occhi grandi e allungati, sfida la telecamera e dice: «Fatemi sposare, e io mi ucciderò». Il suo video, diffuso a fine luglio su YouTube, è stato visto da oltre otto milioni di persone in ogni angolo del pianeta, trasformandola nel volto-simbolo del dramma delle spose bambine. 
Nada racconta di aver denunciato i genitori che l’avevano promessa a un uomo: «Può succedere a ogni bambina di essere costrette a sposarsi» aggiunge, trattenendo il pianto. «Per evitarlo, alcune si sono buttate in mare e sono morte. Cos’hanno fatto di male?».
Nada proviene da una famiglia povera e vuole continuare la scuola. Per questo, dalla rovente Hodeidah sul Mar Rosso, si è trasferita nella capitale Sana’a da uno zio che la fa studiare, incoraggia la sua passione per il canto e la sua scelta di non indossare il velo. Finché i genitori decidono che la sua infanzia è finita: è il momento di darla in sposa, e Nada si ribella.
Il suo j’accuse riaccende l’attenzione sulla brutalità dei matrimoni precoci, che secondo Unicef e Human Rights Watch riguardano circa il 14 per cento delle piccole yemenite e, nel prossimo decennio, si prevede che spezzeranno l’infanzia di 142 milioni di bambine nel globo. 

Un abuso sessuale, lo definisce l’Unicef nel suo ultimo rapporto, figlio di tradizioni tribali e della miseria, poiché la verginità di una baby-moglie frutta laute doti alla loro famiglia d’origine. Mentre queste ragazze interrotte devono lasciare la scuola, avviandosi verso un destino da donne analfabete e ignare dei propri diritti; muoiono di parto cinque volte più delle adulte; alcune si uccidono. Come la zia di Nada, che - sempre ammesso che il racconto della bimba sia veritiero - irrompe nelle sue parole come il più cupo degli incubi: «Costretta a sposarsi a tredici anni, quando non ce l’ha fatta più, a quattordici, si è cosparsa di benzina e si è data fuoco». E comunque la sua frase finale, rivolta ai genitori, vera o falsa che sia, suona come il sussurro di ogni bambino violato, a qualsiasi latitudine del pianeta: «Avete distrutto i miei sogni».

da Donna Moderna, 21 agosto 2013

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