LA GIORNATA PER LE VITTIME DI MAFIA

Attilio Manca con la madre Angela
A dieci anni dalla scomparsa del figlio maggiore, Angela Manca ancora non conosce la verità: come sia morto, chi l’abbia ucciso e, soprattutto, perché. Ma di una cosa è certa: Attilio è una vittima di mafia. Per questo lei, partendo dalla sua Sicilia, si unirà alle migliaia di persone che sabato 22 marzo confluiranno a Latina per la XIX Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime di mafia, promossa da Libera e Avviso Pubblico per non dimenticare i troppi che, come Attilio Manca, sono morti innocenti per mano mafiosa.
“In questi anni, la solidarietà di don Luigi Ciotti, di Libera e di tante persone da tutta Italia è stata fondamentale per non farci abbattere” spiega Angela Manca, insegnante in pensione all’apparenza fragile come un cristallo, ma che invece in questi lunghi anni di dolore ha dimostrato una tenacia fuori dal comune.

Vive a Barcellona Pozzo di Gotto, una cittadina della provincia di Messina cerchiata in rosso sulla mappa delle cosche mafiose in Sicilia. Da qui, suo figlio Attilio si era trasferito a Viterbo: a 34 anni era già un medico urologo affermato, finché la mattina del 12 febbraio 2004 viene trovato cadavere nella sua casa. Gli inquirenti parlano di suicidio, un’overdose di eroina, tranquillanti e alcol, per un uomo che non aveva mai assunto droghe in vita sua. E le ambiguità sulla scena del decesso sono troppe perché Angela, suo marito Gino e il figlio minore Gianluca credano che Attilio abbia voluto davvero procurarsi la morte.
La famiglia Manca comincia a indagare per conto proprio: scopre che, proprio nel periodo in cui Attilio si trovava in Costa Azzurra, nell’ottobre del 2003, il boss di Cosa Nostra Bernardo Provenzano veniva operato alla prostata a Marsiglia, sotto falso nome. Scoprono che un pentito ha rivelato che fu proprio un medico siciliano a operarlo, “e l’unico medico siciliano allora in grado di eseguire quel tipo di intervento, era mio figlio” dice Angela. “Forse Attilio aveva capito l’identità di quel paziente, si è confidato con la persona sbagliata ed è stato ammazzato affinché tacesse”.
Ora, dopo dieci anni di travaglio giudiziario, tra archiviazioni, tabulati telefonici scomparsi, testimonianze discordanti, si aprirà finalmente un processo, il prossimo 12 giugno, a carico di una donna indagata per aver fornito la droga che uccise Attilio: “E’ un primo passo importante, e noi speriamo che possano finalmente emergere le prove che Attilio fu ucciso dalla mafia”. 
A Barcellona Pozzo di Gotto, i Manca sono stati a lungo oggetto di sguardi velenosi da parte dei concittadini e isolati: “Eravamo considerati i calunniatori dell’intera città, quelli che gridavano quanto Barcellona fosse mafiosa” racconta Angela “ma da qualche tempo sembra che le coscienze si stiano risvegliando, e la gente ci ferma per strada per esprimerci solidarietà”.



La stessa solidarietà che Angela e la sua famiglia troveranno sabato 22 marzo a Latina, insieme ad altri 600 familiari di vittime di mafia. Latina così vicina alla Viterbo in cui è morto Attilio, una zona in cui solo di recente è emersa la radicata presenza della criminalità organizzata: dai traffici illegali di rifiuti all’abusivismo edilizio nel parco del Circeo, fino agli accordi tra Cosa nostra, camorra e ‘ndrangheta per il controllo del mercato ortofrutticolo di Fondi.
I Manca saranno anche a Roma venerdì 21, nella chiesa di San Gregorio VII, alla veglia di preghiera promossa da Libera e presieduta da Papa Francesco. E Angela leggerà alcuni nomi di vittime davanti a lui.

Da Io donna, 20 marzo 2014

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