A GAZA SOTTO LE BOMBE


All’inizio del 2011, il vento di piazza Tahrir ha soffiato dal Cairo a Gaza City, ispirando un gruppo di giovani a cercare la loro primavera. Si erano dati il nome di “Movimento 15 marzo” e avevano organizzato una manifestazione di piazza senza precedenti, nella Striscia: 300 mila persone a protestare contro Hamas, le restrizioni alla vita quotidiana imposte dal suo regime integralista e, soprattutto, la divisione della Palestina nelle due fazioni rivali di Hamas e Fatah. Proprio in quel periodo, nella primavera del 2011, iniziavano i colloqui tra i due partiti che avrebbero portato, quest’anno, alla prima prova di riconciliazione.
I ragazzi del “Movimento 15 marzo” erano studenti universitari o neo-laureati, appassionati d’arte e di musica, proiettati verso una modernità che la grande prigione di Gaza proibisce. Molti sono stati arrestati e perseguitati da Hamas per il loro dissenso. Erano amici di Vittorio Arrigoni, l’attivista rapito e barbaramente ucciso nella Striscia il 15 aprile 2011: era lui a incoraggiare questi giovani ad alzare la voce contro il governo islamico che li voleva tutti inerti. Israele, paradossalmente, era diventato un problema secondario.
La domenica di Pasqua di quell’anno ero a Gaza. I ragazzi mi hanno invitata al funerale simbolico che avevano organizzato per Vittorio. Come avrebbe voluto lui, dicevano: centinaia di persone tra i gazebo del Gallery Café a suonare, danzare, leggere suoi brani in arabo e in inglese, mentre si svolgeva il funerale vero in Italia. Una festa per ricordare un amico insostituibile.
Il “Movimento 15 marzo” non ha retto alla caotica potenza degli eventi. A Gaza è tutto così: si tampona l’emergenza, si vive alla giornata, i progetti e i sogni di lungo periodo sono preclusi. E un giovane che non riesca a intravedere un futuro, alla fine, non può che prendere la via della fuga.
Alcuni di loro ce l’hanno fatta e sono usciti dal valico di Rafah verso l'Egitto, quando il governo dei Fratelli Musulmani aveva allentato la chiusura meridionale di Gaza. Shahd Abusalama, bellissima pittrice e blogger (il suo libro Palestine from My Eyesè appena stato pubblicato in Italia da Lorusso Editore), ha avuto prima una borsa di studio negli Stati Uniti e oggi è in Turchia. Mohammed Antar, musicista e rapper, vive al Cairo. Abu Yazan, incarcerato mille volte da Hamas, sta in Germania. Asma Alghoul, all’epoca la blogger più nota di Gaza, anche lei veterana delle prigioni di Hamas, ha ricevuto numerosi premi giornalistici internazionali: l’ho ritrovata a Montecarlo, entrambe ospiti della Anna Lindh Foundation, e abbiamo riso ripensando al nostro primo incontro a Gaza City, a una festa sul tetto di un edificio, con lei che cercava di rimpinzarmi di cibo buonissimo.
Quelli rimasti nella Striscia oggi sono sotto le bombe. Come Noor Harazeen che, quando l’ho incontrata, voleva fare l’ambasciatrice per girare il mondo e invece oggi è giornalista televisiva, e il volto da bambina disteso e dolcissimo che aveva tre anni fa è diventato duro e rabbioso. Ebaa Rezeq, che si è sempre rifiutata di indossare il velo, continua a studiare letteratura francese e inglese a Gaza e intanto fa la commentatrice televisiva per canali internazionali
Isra Badwan, che sognava di fare la cantante in un luogo dove Hamas proibisce alle donne di cantare in pubblico, si è sposata e ha un bimbo piccolo. Ieri mi ha scritto: “Siamo vivi ma questo non significa che stiamo bene. Possiamo solo cercare di metterci al sicuro per quanto possibile. Qui le notti sono inferni di fuoco dove chiunque potrebbe bruciare. Prego ogni secondo per sopravvivere. Qui a Remal, il quinto piano del palazzo dove vivo trema al passaggio di ogni F-16 israeliano e a ogni razzo sparato da Hamas. Penso solo al mio bambino: come posso proteggerlo se non riesco a proteggere me stessa?”.
Questi erano loro, tre anni fa, nel trailer del documentario NON E' UN PAESE PER GIOVANI, che sara' proiettato al Making Waves Film Festival di Portsmouth, UK, dal 24 a 28 settembre 2014:


(Il mio contributo all'iniziativa #HumanGaza di Q Code Magazine)

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