BLITZ A SAN SALVARIO

foto di Alessandro Albert


E' il quartiere di Torino storica roccaforte dello spaccio. Una mappa di contraddizioni sociali a ridosso della stazione di Porta Nuova. Cronaca di una notte di passione, durante una retata della polizia

Torino, venerdì, ore 21.30. Lo spacciatore di colore si lamenta disteso bocconi sul marciapiede buio, mentre l’agente in borghese gli ammanetta i polsi dietro la schiena e lo perquisisce. «Mi fai male» ripete il giovane. «Se non ti agiti non ti fai nulla». È stato un attimo, un fulmine come quelli che tagliano il cielo di Torino in questa serata tiepida e tesa.


Il blitz doveva scattare alle 23, quando il quartiere di San Salvario inizia a buttare fuori il suo spirito caotico: prostitute italiane e straniere, sudamericani ubriachi nei giardini di via Ormea, accaniti del videopoker nelle tavole calde, giovani nei pub e nei wine bar, quelli che arrivano da tutta la città per l’aperitivo di cocaina prima della discoteca. E i pusher: pesci piccoli, centrafricani, clandestini che si danno il cambio come in un girotondo.

Presidiano gli angoli delle vie o si muovono svelti. «Li riconosci dalla camminata: si girano in continuazione per incrociare lo sguardo del potenziale cliente» dice Salvatore Sanna da Sassari, modi da professore e occhiali sospesi sul naso, fine analista di un quartiere che definire difficile sarebbe riduttivo.
I suoi lo chiamano dottore o capo. I delinquenti di San Salvario lo chiamano per cognome e lo temono come si teme un uomo di legge d’altri tempi. Dal 2001 dirige il commissariato Barriera Nizza e vigila sul quartiere multietnico che è storica roccaforte dello spaccio torinese. Una mappa di contraddizioni sociali a ridosso della stazione di Porta Nuova, con bei palazzi d’epoca dove abitano dirigenti Fiat, docenti universitari, magistrati e, accanto, club privé, le mansarde di via Nizza subaffittate a prostitute marocchine («Le più brutte che lei possa immaginare» ride Sanna), la moschea e la sinagoga, kebab, phone center, hotel a una stella, negozi cinesi, bar della movida e bar dello spaccio.


Sanna è fra quelli che ha lavorato sodo per rifare il trucco a San Salvario: «Non è più come ai vecchi tempi» ricorda «quando al parco del Valentino fermavi 80 spacciatori in una sera. Scappavano, e i tossici dietro, e noi per ultimi come un comico corteo». Ci ha invitati a documentare in presa diretta un blitz in grande stile: stasera l’en plein sarebbe prendere 24 spacciatori. Sanna ha cento uomini, fra i suoi in borghese e quelli in divisa di altri reparti.


Ore 20: briefing nel suo ufficio. Le 15 pattuglie usciranno e, al segnale radio, ognuna si piazzerà in un punto. Obiettivo: sigillare il cuore del quartiere. «Spingeteli verso l’interno, urlate “documenti alla mano!”, buttate a terra chi scappa. Controllate se c’è droga sotto le auto, dentro i portoni aperti, nei cassonetti».
Il capo l’ha detto: troppe variabili, basta un niente perché il piano sfumi. In questo caso basta un tizio di colore che passa più volte dal commissariato su un’auto rossa: una vedetta che allerta sul movimento di sbirri.
Sanna ritarda il blitz. Ci porta a passeggio. «Vede? Quelle sono le pasionarie di San Salvario» e indica due prostitute italiane di venerabile età. «Quella è una mignotta cinese apparsa di recente. Ed ecco gli anarchici: vengono spesso a disturbarci, però prima ci contano». È mentre chiacchieriamo che arriva il primo spacciatore: un agente gli va incontro calmo, mostra il distintivo, quello scatta in avanti, l’agente gli salta sopra. Pochi minuti e i poliziotti in divisa se lo portano via.
Intanto, in corso Raffaello, la squadra dell’ispettore Mangano intercetta un pusher in bicicletta, treccine e cuffie: lui scambia i poliziotti in borghese per clienti, offre la droga. È un gioco ammanettarlo. «Sputala da solo, forza» gli intima l’ispettore. Quello fa uscire dalla bocca tre dosi di cocaina e tre di eroina white: palline per la coca, cubi per la white, per riconoscerle con la lingua e consegnarle in fretta all’acquirente. Il giovane ha in tasca 110 euro in tagli piccoli, il portafoglio gonfio di tessere fedeltà e per fare versamenti all’estero. Risulterà del Gabon, clandestino, pluri-schedato.


22.40: rientro in commissariato, il blitz a 15 auto è saltato. Troppo passaparola per le vie. Ma in questo primo giro gli agenti hanno preso anche due nigeriani, noti truffatori (vendono le palline per 70 euro ed è solo carta), e due prostitute albanesi capitate nel fuggi fuggi di via Foscolo e pizzicate senza documenti. «La serata è andata» sbotta quella con gli stivali rosso fuoco. Poi, a Mangano: «Belle le tue manette».
23.10: di nuovo fuori, l’operazione va terminata. «Procediamo all’acchiappo». Cioè? «Passeggiamo e fermiamo i sospetti». I primi due sbucano da corso Marconi ma si dileguano. Ancora il tempo di un fulmine e San Salvario è sotto assedio. Le auto della polizia bloccano le vie al confine della stazione, gli stranieri vengono controllati. Tutte facce già viste: se non sono spacciatori sono vedette, in ogni caso irregolari, e anche se dopo l’espulsione torneranno in giro indisturbati, «noi la legge dobbiamo applicarla».
C’è gente ai balconi. Qualcuno urla «razzisti!»: gli anarchici, che non vanno oltre. E nel venerdì sera del divertimento la retata sembra parte della movida; le luci delle auto della polizia, luminarie da balera. San Salvario «è una faticaccia». E se lo dice uno come Sanna - a Torino dal ’79 tra volanti e Digos, poi responsabile delle scorte a Palermo nel momento peggiore, dopo le stragi del ’92, e tornato nella sua città d’adozione - c’è da crederci.
Bilancio: 40 controllati, 28 portati in commissariato, due minorenni. Non è la banda di spacciatori nel mirino del dottore, la maggior parte sono solo irregolari, ma per un effetto sorpresa mancato, il giudizio supera la sufficienza. Certo il blitz perfetto, alla Sanna, è un’altra cosa.


Mezzanotte: in commissariato i fermati fanno rumore, chiedono acqua, chiamano gli agenti per nome. Si sbriga la burocrazia, e tutti in Questura. Il dottore compila il verbale. Ha i baffetti bianchi e un debole per le polo colorate: un giallista potrebbe lavorare bene sul suo personaggio. Un commissario come il Santamaria di Fruttero e Lucentini, pure lui meridionale nella città dei misteri? «Preferisco Montalbano: schietto, limpido nei comportamenti, alla mano senza farsi prendere la mano». All’una in punta gli squilla il cellulare: è la moglie, poliziotta anche lei. Il capo richiamato all’ordine. «Arrivo». I fulmini che hanno tagliato il cielo di Torino per tutta la sera, finalmente si sfogano in pioggia battente.

Io donna, 24 ottobre 2009

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