NON SONO PIU' SCHIAVA

foto di Marta Sarlo / Contrasto
FIGLI I bambini rappresentano la più grande ricchezza, il dono più prezioso della vita in Africa. Nelle canzoni e nei proverbi, la mancanza di figli è paragonata alla morte e alla decadenza, al silenzio della tomba, al ritorno del villaggio a uno stato selvaggio. Le coppie senza figli spenderanno una fortuna per consultare gli stregoni, per offrire sacrifici agli dei, agli antenati o ad altri spiriti. L'assenza di figli è considerata una punizione degli dei in tante aree dell'Africa, e le donne che non riescono a portare a termine la gravidanza possono essere sospettate di stregoneria. La credenza per cui i bambini sarebbero antenati reincarnati è pressoché universale, in Africa.
(African Mythology di Jan Knappert, Diamond Books)


BERNADETTE HA TRECCINE RIBELLI e occhi che sembrano volerti strappare l’anima. Gioca con la nostra macchina fotografica, scatta ritratti belli e primordiali, e a 13 anni è già veterana della vita. Una sola volta ha provato la paura vera, quella che ti attanaglia le viscere e ha il sapore della fine: quando la zia, sua carceriera, sorprendendola a rubare del riso le ha detto che l’avrebbe fatta a pezzi per donare il suo cuore sanguinante alla madre.
Era stata lei a convincere i genitori di Bernadette ad affidargliela, quando aveva 7 anni: «La porto lontano da questa miseria, la faccio studiare». La infila in auto, all’alba, verso la frontiera di Kraké che separa il Benin dalla Nigeria.
Nella bolgia del mercato addossato al confine, le piazza una tanica d’acqua in testa e pacchi di biscotti sotto braccio. «Portali oltre la sbarra, non voltarti. Io sono dietro di te». Bernadette esce dal Benin così, come 40mila piccoli fantasmi ogni anno: camminando nella polvere tra la folla che ondeggia tra i due Stati come un serpente lento, sotto lo sguardo pigro dei doganieri. Nessuna domanda. Nessun controllo.
La zia la raggiunge, la porta a Lagos. La mette a lavorare nel suo spaccio di bibite con altre due piccole beninesi: le ribattezza tutte Fumilajo, perché cancellare memoria e identità rende docili i bambini. «Ci svegliava alle 5 e fino a sera portavamo pesi, vendevamo, pulivamo. La zia ci dava poco da mangiare perché costava. Ogni tanto tornava dai miei genitori a chiedere soldi per la mia scuola».
Bernadette è analfabeta e stremata dalle bastonate. Un giorno fugge, d’istinto. Si nasconde nell’immondizia....

Continua a leggere la storia nel libro Donne che vorresti conoscere, Infinito Edizioni, in uscita a novembre 2014.




 
 









Grazie al Comitato italiano dell'Unicef (e a Donata Lodi)
Premio Ucsi 2010, sezione Il genio della donna

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