LA PRIMAVERA DI GAZA

Read the English version here

Laureati, inglese perfetto, appassionati di musica, arte, danza, attivissimi su Facebook e Youtube. Sono i giovani che nella Striscia hanno fondato il movimento 15 MARZO. Per gridare la loro voglia di vivere e dire basta alle divisioni palestinesi.






“Voglio andare al lavoro vestita come mi pare. Voglio parlare di politica senza temere che il tizio accanto ascolti e riferisca. Voglio passeggiare con i miei amici maschi senza che Hamas, i Salafiti o chi per loro mi condannino. Voglio pianificare il mio futuro, invece di dover immaginare cosa accadrà domani. Voglio cantare, amare... Non vivere più nella paura”. Samah Ahmeed aveva parlato con pacatezza, ma alla domanda “cosa desideri per te? Cosa sogni?”, il suo sfogo fluisce in un gorgo di rabbia e disillusione.



Samah e l'amica Noor.

Samah ha trent’anni, è laureata in Scienze politiche e lavora come animatrice sociale. Ha radici africane ma è palestinese da generazioni. Una matrona nera con cui fumiamo shisha sotto un gazebo del Gallery Caffè, e quasi dimentichiamo di essere a Gaza City, nella Striscia sigillata da Israele e governata dal regime islamico di Hamas, dove la quotidianità è fatta di razzi sparati al di là del muro, rappresaglie israeliane, navi da guerra schierate sul mare, faide interne e, da un mese, allerta estrema per gli stranieri. 

La festa per l'addio a Vittorio Arrigoni.

Entriamo a Gaza pochi giorni dopo l’assassinio di Vittorio Arrigoni, l’attivista italiano rapito e ucciso qui il 15 aprile per ragioni ancora troppo confuse. Nella calma statica e apparente, le misure di sicurezza per gli stranieri sono più rigorose che mai, al limite della paranoia: muoversi in macchina e solo con autisti fidati, chiudersi in casa dal tramonto all’alba.
Ci chiediamo perché abbiamo deciso ugualmente di attraversare l’infinito corridoio blindato al valico israeliano di Erez, serrandoci anche noi in questa prigione di 360 chilometri quadrati. Troviamo la risposta ascoltando Samah e i suoi amici, una gioventù che pare caduta qui da un altro pianeta. Colti, inglese perfetto, appassionati d’arte e musica, blogger, ma soprattutto fondatori di un movimento rivoluzionario: lo hanno chiamato “15 marzo” perché due mesi fa il vento di piazza Tahrir al Cairo ha soffiato a Gaza City, ed erano in 300mila a manifestare. Il bersaglio numero uno non era Israele, ma la divisione palestinese tra Hamas che domina sulla Striscia e Fatah in Cisgiordania, dicotomia che congela a monte il processo di pace. E urlavano basta alle proibizioni imposte da Hamas in nome della morale islamica.

Sebbene qui il 65 per cento del milione e mezzo di abitanti abbia meno di 25 anni, è la prima volta che questa maggioranza alza la voce: hanno pagato con il carcere e le manganellate; Samah, anche con una coltellata alla schiena. Ma domani, 15 maggio, 63° anniversario della Nakba (la "catastrofe" palestinese, il giorno della fondazione dello Stato d'Israele), scenderanno di nuovo in piazza per dire che loro ci sono sempre. Anche se non c’è più Arrigoni, loro convinto sostenitore: una delle mille ipotesi che circolano nella Striscia è che sia stato eliminato anche per questo.  

Ebaa Rezeq e Shahd Abusalama al barbecue sulla spiaggia.

“Hamas dice che siamo affiliati a partiti politici o addirittura addestrati da Israele. Invece siamo solo noi stessi, stanchi di non avere una vita decente”. Ebaa Rezeq ha 20 anni ed è fra le pochissime, qui, a non coprirsi il capo con l’hijab. La conosciamo a una festa su un tetto, al tramonto. A Gaza l’alcol è haram, proibito: ai party, pure fuori legge, ci si diverte con aranciata e Mecca Cola, sigarette e shisha, Bob Marley e melodie arabe.
Qualche giorno dopo, Ebaa ci invita a un barbecue in spiaggia. “Studio giornalismo” racconta “vorrei perfezionarmi all’estero e poi tornare a lavorare qui, per rendere migliore questo posto”. Si arrostiscono spiedini sulla brace, si ascolta jazz libanese e si gioca a carte.

Shahd con il suo ritratto di Vittorio Arrigoni.

Shahd Abusalama, 19 anni, bella come una fata, ci porta a casa sua per mostrarci i suoi quadri: disegna a carboncino soggetti naif di triste intensità ed è anche un’artista della dabka, la danza tradizionale palestinese. “Anni fa ho viaggiato in Inghilterra per spettacoli” ricorda “ora uscire da Gaza è impossibile”. Anche May Murad dipinge: è una 27enne eccentrica in jeans, zeppe vertiginose e l’inseparabile cappello: “E’ un trucco per non mettere il velo” sorride “mi sento più carina”. I genitori non accettano la sua diversità, così May si rifugia dagli zii dove può creare quadri astratti dalle pennellate decise. Visitiamo la sua mostra al Centro culturale francese, “l’unico posto, a Gaza, dove un artista può trovare spazio...”.

Il rapper Mohammed Antar (a destra).


Mohammed Antar è un rapper di 25 anni che scrive canzoni bellissime ad alto contenuto politico con la band Egtya7 Underground: 8 membri tra Gaza e Cisgiordania, che compongono e mixano via internet. “Certo, sono stato arrestato da Hamas” dice. “Il rap è cultura occidentale da sopprimere. Ma vado avanti: qui puoi solo sforzarti di trovare te stesso coltivando sogni, perché fuori di te non c’è nulla”. 

May Murad, 27 anni, alla sua mostra
al Centro culturale francese.
Al Gallery Caffè, unico coraggioso luogo di ritrovo per i giovani di Gaza, parliamo con Abu Yazan del gruppo più radicale Gybo, autore di un manifesto su Facebook pieno d’ira contro Hamas, Israele e l’Onu: “Siamo pidocchi stretti tra due unghie, viviamo un incubo dentro un incubo” scrivevano. E parolacce contro tutti. “Mi hanno arrestato 19 volte” sorride il giovane “lo avevo messo in conto”. 
Al bar Askadenia dipinto di rosa, sul viale Omar Mukhtar, Isnaa Badwan e Hadeel Fawzi non vedono l’ora di cantare per noi: “Per le donne cantare è proibito” sospirano “siamo stufe di esibirci davanti allo specchio: stiamo formando una band per promuoverci fuori da Gaza attraverso Youtube”. Raccontano di quanto amino Lady Gaga, di come farebbero a pezzi l’hijab, dell’utopia di uscire con un ragazzo che non sia il futuro marito scelto dalla famiglia.

Per i membri del “15 marzo”, è rischiosa questa frequentazione in pubblico fra uomini e donne. E hanno rischiato di più a Pasqua, quando la loro festa in memoria di Vittorio Arrigoni è esplosa in danze e concerti hip hop. Hamas ha chiuso un occhio,  forse in attesa di capire se il gruppo abbia davvero una forza sovversiva. Intanto, però, c’è chi collega le prove di dialogo tra Fatah e Hamas, iniziate due settimane fa, alla protesta ferma e gioiosa del “15 marzo”. Perché, conclude Ebaa Rezeq, “la gente di Gaza era morta. La nostra voce li sta riportando in vita”

Da Io donna, 14 maggio 2011, con le foto di Simona Ghizzoni 
Con questo articolo, sono stata tra i 5 finalisti del Mediterranean Journalist Award della Anna Lindh Foundation, edizione 2011.

Commenti

  1. Il Centro Culturale La Camera Verde e l’Associazione Culturale Piane di Bronzo


    Presentano

    PIANE DI BRONZO: MARE MEDITERRANEUM

    Rassegna d’Arte


    a cura di
    Giovanni Andrea Semerano

    Inaugurazione:

    24 settembre 2011 ore 17.00




    Alfredo Anzellini, Luigi Arcangeli, Gino Bianchi, Giovanni Cozzani, Mario Cusimano, Gerardo Di Fabrizio, Basel El Maqousi, Stefania Errore, Massimo Fusaro, Luigi Francini, Matias Guerra, Giuliana Laportella, Claudio Laureti, Giorgio Lombardi, Andrea Pacioni, Marco Perri, Giorgio Palmera, Shareef Sarhan, Majed Shala, Antonio Semerano, Zeno Tentella, Francesca Vitale.

    Un ringraziamento particolare a Meri Calvelli e Fotografi Senza Frontiere.


    Un’esposizione di fotografia, una mostra di pittura, una rassegna di cortometraggi, letture e interventi teatrali, PIANE DI BRONZO: MARE MEDITERRANEUM è non un evento ma una posa in opera che Piane di Bronzo costruisce e trasforma: memoria e documentazione, tracce e frammenti, pensiero e forma, sono il luogo di questo procedere, di questo entrare e vedere. Una Rassegna d’Arte che intende essere del fare. Il Mediterraneo diventa il punto da osservare, da pensare. Il Mediterraneo è da sempre il tempo e il movimento di una coscienza che appartiene all’umanità, che spinge l’umanità. Il Mediterraneo è luogo di morte, di lotte, di viaggi impossibili, di tragedie e di potere. Il Mediterraneo come lo specchio di una lotta che cerca la terraferma. Piane di Bronzo diventa una zattera, dove la rotta è della solidarietà e della coscienza, perché siamo umani e restiamo umani.

    Nell’ambito della Rassegna si consegna il Premio Piane di Bronzo, dedicato alla memoria di Vittorio Arrigoni.



    Piane di Bronzo,
    loc. Puntone San Pantaleo

    Strada provinciale vetrallese km15,900, Tuscania (VT)
    Cordinate Satellitari: N 42°23'51.85 - E 11°54'22.83

    +39 0761 445040 / +39 347 2108126


    La mostra si può visitare tutti i giorni dal 24 settembre 2011 al 21 gennaio 2012, nei giorni di
    venerdì, sabato e domenica dalle ore 11.00 alle ore 13.00 e dalle ore 16.00 alle ore 20.00
    e negli altri giorni su appuntamento.



    www.pianedibronzo.it
    info@pianedibronzo.it


    www.lacameraverde.com
    info@lacameraverde.com

    www.fotografisenzafrontiere.org
    info@fotografisenzafrontiere.org

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari