NORVEGIA. IL CARCERE A 5 STELLE



Time l'ha definita “la prigione più umana al mondo”: celle singole con bagno e corsi di musica. La prova del nove? Quando arriverà Breivik, il killer di Oslo e Utoya

Il muro del cortile del blocco A, dipinto dall'artista di strada norvegese Dolk.
La tavola è apparecchiata con cura, tovaglioli bianchi e candele al centro. Il menu: polpette in salsa di ribes, crauti alla panna, cipolle caramellate, composta di prugne per dessert. «Non sapevamo del vostro arrivo, avremmo preparato qualcosa di speciale» si scusa Sylvia, insegnante di cucina piena di orecchini. E noi, pranzando con gli allievi detenuti che parlano un inglese perfetto, abbiamo già dimenticato di trovarci in un carcere di massima sicurezza, tra 250 criminali d’ogni specie che paiono docili come scolaretti.
«Sono in vacanza» ride Karolis, un lituano condannato per spaccio...
... che stentava a crederci quando è arrivato qui: niente sbarre alle finestre; niente guardie cattive ma sorridenti giovani in divisa che girano in monopattino per i viali; atmosfera quieta, distante dalla tensione maleodorante che taglia l’aria delle galere.

Corridoio di celle nel blocco C.
Siamo ad Halden, sudest della Norvegia, dentro quella che Time ha definito “la prigione più umana al mondo”. 

Continua a leggere la storia nel libro Donne che vorresti conoscere, Infinito Edizioni, in uscita a novembre 2014.


Reparto per le visite dei familiari.


Un'altra opera di Dolk nel blocco A.

La porta del mini-market interno al carcere.
Un grazie speciale a Stine Rosten, agente nel carcere di Halden, che ha fatto da guida speciale a me e al fotografo Gughi Fassino; a Elin Agnethe Wilkstrom, che ci ha aiutati, in amicizia, nei contatti iniziali; a Francesco Morelli di Ristretti Orizzonti, che in un nanosecondo mi ha fornito le statistiche sulle carceri italiane.


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