LA DONNA CON IL CAPPOTTINO ARANCIO
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La donna si ferma, la guarda negli occhi. Appoggia sul vetro opaco il palmo della mano aperta. Patrizia fa lo stesso, d’istinto. Le mani combaciano.
Non è un vetro. E’ uno specchio.
La donna ha la sua stessa coda di cavallo, lo stesso rosso scuro di capelli, gli occhi allungati come i suoi. E’ il volto della giovane che stava fuori dall’asilo, tanti anni fa. Una figura esile con un cappottino arancio, in lacrime.
Patrizia ricorda tutto di quel giorno lontanissimo: le altalene, il vociare dei bambini, i carabinieri, la paura di essere rapita. L’unico tassello mancante era il volto della donna con il cappotto arancio, come se la memoria ci avesse disegnato sopra un alone bianco.
Adesso il viso è qui, di fronte a lei, dietro un vetro sporco. In un giorno di primavera che Patrizia s’accorge di aspettare da oltre quarant’anni.
Questa storia sarebbe un soggetto perfetto per un film. Invece è realtà. Comincia nella Sicilia di fine anni ’60 quando Vincenzo, carabiniere affascinante e di buona famiglia, incontra Elena, appena sedicenne. S’innamorano e si nascondono, perché allora il regolamento dell’Arma imponeva di non sposarsi prima dei 31 anni, e Vincenzo ne ha solo 23. Nasce una bimba e poco dopo Elena resta ancora incinta. Vincenzo non può più celarlo ai suoi: teme soprattutto il giudizio della sorella maggiore, una donna dalla moralità granitica, custode del buon nome di famiglia.
Forse lei lo rimprovera, gli dice di lasciare subito quella popolana, di non creare scandalo, di dare in adozione le bambine. E lui non regge: si suicida in caserma, sparandosi con la pistola d’ordinanza. E’ il 1969: Patrizia ha un anno e sua sorella deve ancora nascere. La madre scompare.
foto di Simona Ghizzoni/Contrasto |
Continua a leggere la storia di Patrizia nel libro Donne che vorresti conoscere, Infinito Edizioni, in uscita a novembre 2014.
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