TUTTE LE RAGAZZE DI MERIEM





E' venuta a prenderci all'alba, come molti di voi hanno già letto qui. E' un'amica, la psicologa algerina Meriem Belaala. Ed e' soprattutto una femminista autentica e coraggiosa, in un Paese come l'Algeria dove la marcia delle donne verso i diritti basilari è ancora lunga.

Meriem non conosce il sonno. Anche stanotte ha riposato poco ma conserva un’aria fresca e conciliante, il make-up leggero e impeccabile, i capelli biondi ordinati, il golf candido che da’ luce al volto.
Mette in tavola per colazione caffe’ ed ensemna, un pane sottile e oleoso, e poi ci porta fuori nel giardino a picco sulla baia di Algeri, che si anima di figure femminili nel primo sole del mattino.
Sono giovani le donne di Meriem. Bussano alla sua casa-rifugio nel cuore della notte, tutte le notti, in fuga da mariti brutali e da padri che condannano i loro amori adolescenziali e le loro gravidanze precoci.
Quelle come Karima, disabile per le troppe percosse del suo uomo che la torturava con i fili elettrici. Come Fatma, di buona famiglia, una carriera nell’esercito finche’ le molestie sessuali dei colleghi non le hanno devastato la psiche. Come Rahmouna, superstite di un efferato stupro collettivo, che tenta di rifarsi una vita a Parigi ma ora e’ qui in visita e ci racconta quanto sia dura dimenticare.
Meriem Belaala e’ un simbolo per tutte loro, e non solo. Psicologa e femminista storica in un’Algeria in cui femminismo significa ancora lotta per i diritti basilari delle donne, questa affascinante signora cinquantenne dal francese forbito accoglie da vent’anni i casi piu’ drammatici con la sua associazione “SOS Femmes en détresse” (SOS donne in difficolta’).






Migliaia di donne violate sono passate dalle sue stanze: oggi in dieci abitano in questo edificio dall’indirizzo segreto per proteggerle da vendette familiari, dove seguono corsi professionali per emanciparsi. “Un tempo erano donne ripudiate dai mariti”, racconta Meriem, “oggi sono vittime di stupri e incesti, e finalmente denunciano”. Ma per lei non e’ che una goccia di consapevolezza nel mare di inferiorita’ sociale che tuttora annega le donne del suo Paese.
Passeggiando per Algeri avrete visto tante giovani senza velo, eleganti, con trucco e scollature. Tutte ormai usano internet e Facebook, sembra che abbiamo fatto passi da gigante dagli anni ’90 del terrorismo. Ma non e’ che apparenza: le algerine non hanno coscienza dei propri diritti e, a differenza del passato, smettono di rivendicarli accontentandosi di una liberta’ di facciata”. 
Meriem Belaala e’ una voce fuori dal coro, nel Paese del Maghreb in cui la sharia, la legge coranica, ha impregnato piu’ a lungo il diritto civile, sancendo la totale subalternita’ femminile. E lei e’ l’unica, tra le militanti della prima ora, a resistere alla tentazione della politica: le altre, entrate in Parlamento e nel governo, hanno finito per piegarsi alle logiche maschiliste dei partiti.
“Il Codice della famiglia”, chiarisce Meriem, “e’ stato riformato nel 2005 solo in minima parte: le donne continuano a essere discriminate nell’eredita’, e per ottenere documenti e sposarsi c’e’ ancora bisogno della tutela di un uomo di famiglia. L’unica differenza dagli anni ’80 e’ che oggi la donna puo’ scegliere questa figura maschile: non suona come un inutile contentino?”. Anche nei casi di stupro e’ utopia ottenere giustizia: “Il tribunale richiede prove schiaccianti, spesso impossibili da presentare”.


Rahmouna, vittima del massacro di Hassi Messaoud.

Questa signora dolcissima e tagliente si e’ messa contro l’intero Paese, qualche anno fa, sostenendo tre donne che ad altre latitudini sarebbero diventate delle eroine: Rahmouna, Fatiha e Nadia, fra le 40 vittime dello stupro di massa del 2001 nella base petrolifera di Hassi Messaoud. Un’orrenda spedizione punitiva istigata dall’imam locale contro le domestiche che vivevano sole, senza mariti, dunque tacciate di prostituzione.
Rahmouna, Fatiha e Nadia sono state le uniche ad additare i carnefici in tribunale, ma dopo una sentenza ridicola le loro esistenze sono andate in pezzi, in una societa’ impreparata a femmine che alzano la testa.
Cambiera’ qualcosa dopo le elezioni dello scorso maggio, in cui le donne hanno conquistato il 31 per cento del Parlamento e i partiti islamici sono stati rovinosamente battuti? “E’ la prima volta che l’Algeria registra una simile ascesa femminile in politica”, ammette Meriem, “ma attenzione: molte hanno pagato ingenti somme ai partiti per entrare nelle liste elettorali. Aspettiamo di vedere se le nuove parlamentari sapranno unire le forze per riformare realmente il Codice della famiglia. O se invece la politica al maschile soffochera’ per l’ennesima volta la voce delle donne”. 

Da Velvet di Repubblica, novembre 2012. 

L'associazione “SOS Femmes en détresse” di Meriem Belaala e' il primo produttore ufficiale di JUST TO LET YOU KNOW THAT I'M ALIVE, il documentario sulle donne saharawi per cui io e Simona Ghizzoni stiamo raccogliendo fondi a questo sito: http://www.emphas.is/web/guest/discoverprojects?projectID=761
Sosteneteci. Mancano 14 giorni e ce l'abbiamo quasi fatta. Quasi.

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