ISRAELE, IL PARTITO DELLE DONNE ULTRA-ORTODOSSE


Le donne ultra-ortodosse d’Israele alzano la testa e, per la prima volta, si presentano alle prossime elezioni, il 17 marzo, con un partito tutto loro che promette emancipazione e diritti. La sua leader Ruth Colian, 33 anni e quattro figli, è attivissima su Facebook e, a chi le fa notare che rivendicare un ruolo pubblico e smanettare in internet cozzano con la modestia e la tradizionale invisibilità delle donne ultra-ortodosse, lei risponde che la lunghezza di una gonna o un post in bacheca non definiscono certo il posto dentro una comunità.
Settimana scorsa, la nuova formazione B’Zchutan ha tenuto una conferenza stampa presentando le rivendicazioni delle donne haredi (così si chiamano gli ultra-ortodossi in ebraico). Colian ha citato come suo modello Rosa Parks, l’attivista statunitense per i diritti degli afro-americani, e sa già che la battaglia elettorale sarà ardua, perché “la donna haredi non vota per chi le pare, ma per chi le viene indicato dal marito”, ha detto. Eppure lei è convinta di poter ribaltare la tendenza, sfidare la tradizione e far uscire queste donne da una condizione che non teme di definire di schiavitù. “Devono però ricordare che nella cabina elettorale saranno sole, senza lo sguardo di nessun rabbino”.

Ruth Colian ha poi raccontato le discriminazioni subite dalle donne nelle comunità ultra-ortodosse, riconoscibili per l’abbigliamento modesto e i capelli nascosti da un fazzoletto o sotto lo sheitel, una parrucca. Soffrono di diseguaglianze salariali, violenza domestica, problemi di salute. “La percentuale di decesso per cancro al seno supera del 30 per cento la media nazionale, poiché parlare di screening e prevenzione è considerato sconveniente e tabù” spiega Colian. “Le donne haredi hanno un’aspettativa di vita tra le più basse del Paese e anche denunciare le violenze domestiche è impensabile, perché una donna che accusa il marito verrà emarginata dall’intera comunità”.
B’Zchutan è un’autentica novità: gli ultra-ortodossi, circa il 10 per cento degli 8 milioni di israeliani, costituiscono una rilevante forza politica e i loro partiti, Shas e United Torah Judaism, sono club per soli uomini. L’unica haredi che abbia seduto alla Knesset, il Parlamento israeliano, stava con il partito laico di sinistra Meretz.

Ruth Colian aveva tentato di entrare nelle formazioni ultra-ortodosse esistenti, chiedendo a Shas e a United Torah Judaism di riservare dei posti in lista alle donne, ma si è vista chiudere la porta in faccia. Ed è allora che ha deciso di fondare B’Zchutan: “Finché non avremo una vera rappresentanza politica, nessuno ascolterà la nostra voce. Le nostre donne sono tenute a prendersi cura di grandi famiglie, a occuparsi della casa e a sostenere finanziariamente i coniugi, che passano il tempo a studiare le Scritture”. Suo marito, neanche a dirlo, ha invece un lavoro, contrariamente a tanti uomini ultra-ortodossi che vivono di benefici statali e per questo si attirano il risentimento di un’ampia fetta di popolazione israeliana. Fino al marzo dello scorso anno, inoltre, gli haredi erano esentati dal servizio militare, che in Israele è obbligatorio per tutti.

“Dopo anni passati a vedere donne di talento messe da parte solo in quanto donne” continua Colian, “abbiamo deciso di smettere di guardare la partita da bordo campo. La nostra coscienza non ci permette di restare ancora in silenzio, illudendoci che qualcun altro porterà avanti la nostra battaglia. I rappresentanti haredi uomini non affrontano le esigenze e le preoccupazioni delle loro donne”.

La pasionaria non è nuova a mosse considerate rivoluzionarie e sfrontate. Nell’autunno del 2013 stava per diventare la prima donna ultra-ortodossa a sedere in un consiglio comunale, nella città di Petah Tikva a nordest di Tel Aviv, ma il suo partito allora non raggiunse le firme necessarie per concorrere. Ora Colian è più combattiva che mai: “Faremo la storia”, annuncia.
Per alcuni commentatori politici israeliani, B’Zchutan avrebbe però probabilità risicatissime di entrare nella Knesset, proprio per via della subalternità femminile tra gli ultra-ortodossi, che non scomparirà d’incanto dentro la cabina elettorale. Per altri, invece, la nuova formazione politica è il partito dell’autentica giustizia sociale, che dunque potrebbe attirare i voti anche degli israeliani che normalmente detestano gli ultra-ortodossi: “Queste donne sono molto diverse dai partiti di sinistra dei benestanti di ceto medio-alto, che si danno l’etichetta di giustizia sociale quando invece non capiscono quanto la maggioranza povera della popolazione soffra e lotti”, ha scritto l’opinionista Batya Medad sul Jerusalem Post. Aggiungendo: “Ruth Colian dice: “I partiti di sinistra si lamentano per il prezzo del gasolio per le loro auto, mentre noi siamo preoccupate del prezzo dei mezzi pubblici”. Se la gente lo vedrà come un voto di protesta, il consenso potrebbe arrivare da ogni parte della società israeliana”. 

da Io donna, 24 febbraio 2015

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