IL BENESSERE SOCIALE A MISURA DI DONNE E BAMBINI
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Fortaleza, Brasile, favela di Conjunto Palmeiras, marzo 2015. |
Per la prima volta, una ricerca mette in relazione i diritti dell’infanzia e la parità di genere per misurare la qualità di vita in 167 Paesi del mondo. E l’Italia ne esce con molte ombre.
Per misurare il benessere di una società, la qualità di vita e le opportunità che offre ai suoi cittadini, bisogna osservare le donne e i bambini: sono loro le cartine di tornasole per leggere il presente e pianificare gli interventi futuri. È la premessa, del tutto nuova, di una corposa ricerca che questa mattina la ong WeWorld ha presentato al ministero degli Esteri. Si chiama WeWorld Index 2015 e, attraverso 34 indicatori suddivisi per 7 grandi temi (dalla salute all’educazione, dalla situazione ambientale all’accesso all’informazione), stabilisce un’interconnessione tra i diritti dell’infanzia e la parità di genere, allo scopo di disegnare il quadro delle condizioni di vita in 167 Paesi del mondo.
È piuttosto la metodologia a essere innovativa rispetto a principali report internazionali, come per esempio l’Indice di sviluppo umano dell’agenzia Onu UNDP,
il riferimento principale fino a oggi. «Abbiamo considerato tanti
indicatori nuovi, che hanno un impatto forte sulla vita di donne e
minori», chiarisce Piziali. «Per esempio il tasso di omicidi, che
influisce sulla sicurezza nella vita quotidiana, la diffusione di
internet e dei cellulari, i dati sul lavoro minorile, i tassi di
maternità precoce e persino la corruzione, che nella crescita economica
di una nazione è sottrazione di denaro pubblico che si traduce in meno
risorse per i servizi rivolti a chi ha più bisogno, in genere proprio
donne e bambini».
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