«IL MIO FEMMINISMO 2.0»

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Conversazione con Laura Bates, giovane attivista inglese ideatrice del sito everydaysexism.com, che invita le donne a raccontare le discriminazioni subite. A oggi ha raccolto oltre 100mila testimonianze da tutto il mondo ed è considerata tra le 10 donne più potenti del Regno Unito.


Era fresca di laurea all’Università di Cambridge, lavorava come attrice soprattutto in spot pubblicitari e, per arrotondare, faceva la baby-sitter part-time. Poi un giorno, di colpo, la vita di Laura Bates s’è ribaltata e questa inglese nemmeno trentenne s’è trasformata in una portavoce tra le più autorevoli del nuovo femminismo digitale. “In realtà la mia idea era solo quella di aprire un piccolo sito web” ci racconta “per incoraggiare le donne a condividere esperienze di discriminazione sul lavoro, molestie per strada, abusi sessuali. Se avessero partecipato in 50, sarei stata più che soddisfatta”.
Invece, in quattro anni, senza sponsor e solo grazie al passaparola sui social network, il suo everydaysexism.com (“sessismo quotidiano”) è esploso come fenomeno globale. A oggi ha raccolto oltre 100mila testimonianze da 25 Paesi e 242mila follower su Twitter lo hanno eletto a spazio di una rinnovata battaglia per l’eguaglianza di genere che fa parlare le donne, senza vergogna, di ogni sorta di pregiudizio sessista che incontriamo sulla nostra strada: dal capufficio che ci chiama “bellezza”, ai fischi per strada, fino agli abusi fisici e sessuali.
Chiunque, in 25 lingue (italiano compreso), può raccontarsi in un post, anche in forma anonima, aggiungendo la propria voce a questa enciclopedia mondiale delle declinazioni del maschilismo.
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Oggi, a soli 29 anni Laura Bates è un’attivista e un’opinionista seguitissima sulle pagine del principale quotidiano britannico, The Guardian, annoverata dalla Bbc Radio tra le dieci donne più influenti del Regno Unito e supportata da celebrità come l’attrice Ashley Judd. “Troppa fama inattesa: ora mi terrorizza deludere le persone” sorride lei, che assicura di coltivare sempre quell’unico obiettivo iniziale: “Spingere le donne a non subire in silenzio, affinché si smetta di considerare normali gli atteggiamenti maschilisti”. Il suo sito ha generato conferenze, seminari nelle scuole, il libro Everyday Sexism, del 2014, che viene ora ristampato negli Stati Uniti come long-seller. E Laura Bates ha appena lanciato nel Regno Unito il nuovo volume Girl Up: “Una guida ironica per giovani donne”spiega “sugli stereotipi di genere nel sesso e nella carriera”.
Quanto c’è del tuo vissuto personale, nel tuo femminismo 2.0?
Quando facevo l’attrice ho subìto dosi massicce di maschilismo, e non mi riferisco solo ai commenti volgari che mi sentivo rivolgere ai provini. Una volta mi chiesero di scoprire il seno per pubblicizzare una ditta d’arredamento, e proprio non ne capivo il nesso. Ma il sitoeverydaysexism.org l’ho aperto di getto, al termine di una settimana tremenda.
Tremenda quanto?
Nel giro di pochi giorni mi erano capitati tre episodi inquietanti. Un uomo mi aveva seguita fino a casa rivolgendomi inviti sessuali aggressivi, dei ragazzi mi avevano lanciato pesanti apprezzamenti per strada e un tizio cercava di palpeggiarmi sull’autobus. Era troppo, tra l’altro in un periodo in cui altre donne mi confidavano la loro vergogna nel denunciare pubblicamente simili episodi e io stessa, quando parlavo di sessismo, mi sentivo ribattere da tutti: “Ma che dici? Ormai c’è totale parità tra uomini e donne”. Il sito, invece, ha mostrato tutti questi abusi invisibili, aprendo un dibattito sul tema.
Quant’è diffusa la discriminazione di genere, nel Regno Unito?
È un’epidemia: l’85% delle donne ha subìto una molestia per strada o sui mezzi pubblici; una su cinque è vittima di violenza domestica; 85mila sono stuprate ogni anno e due alla settimana muoiono uccise dal proprio partner. Vi basta?
Everyday Sexism raccoglie storie da 25 Paesi, fino all’Estremo Oriente. Che differenze osservi, negli atteggiamenti sociali maschilisti, tra i vari punti del globo?
È sorprendente come le testimonianze si somiglino un po’ tutte. Dalla giovane in Argentina assalita da quattro uomini che tentano di trascinarla nella loro auto, alla studentessa americana redarguita dal professore con un “sei troppo carina per essere anche intelligente”, fino alla sedicenne indiana molestata sull’autobus.
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E dell’Italia, che idea ti sei fatta?
Riceviamo tanti post dal vostro Paese: rivelano stereotipi ancora rigidi sui rispettivi ruoli di uomini e donne in famiglia e nella società, che finiscono per influenzare le relazioni amorose. Oltre a una rappresentazione del corpo femminile basata sui soliti cliché erotici.
Le storie individuali che ti hanno turbata di più?
Tutte quelle che arrivano dalle adolescenti, e sono sempre di più. Non mi aspettavo di riceverne così tante: ragazzine, persino undicenni, molestate per strada, e altre che soffrono per le battute a sfondo sessuale dei compagni o per commenti umilianti sul loro aspetto fisico. E poi mi intristisce moltissimo la molestia sul lavoro: qui le donne si sentono impotenti, e spesso tacciono, non protestano per paura di perdere l’impiego.
Gli uomini sono esclusi dalla tua piazza virtuale?
Assolutamente no, al contrario: partecipano numerosi, scrivendo post soprattutto per esprimere solidarietà alle donne. Dicono di voler contribuire nel loro piccolo, magari protestando contro i cori maschilisti allo stadio o intervenendo quando vicino a loro una donna viene infastidita. Tutto questo dimostra che non si tratta affatto di una battaglia donne contro uomini, bensì di persone contro i pregiudizi. Altri uomini, poi, condividono le loro stesse esperienze di discriminazione di genere, come l’essere ridicolizzati in ufficio per aver chiesto il congedo parentale. E infine, purtroppo, ci sono quelli che entrano nel sito a gamba tesa per minacciarmi di stupro o di morte, come se fossi una strega nemica degli uomini.
Ma tu non hai paura, vero?
Certo che ce l’ho: alcuni descrivono nei dettagli le armi che userebbero per torturarmi e ammazzarmi, infatti tengo segreto il mio indirizzo e mi guardo sempre intorno. Talvolta, alle mie conferenze, compaiono individui che distribuiscono al pubblico volantini pieni di insulti. Ma a parte la paura, detesto l’idea ancora diffusa per cui il femminismo equivarrebbe all’odio verso il maschio, quando invece per me significa trattare tutti equamente, senza distinzioni di sesso.
Credi di aver smosso qualcosa, nella società britannica?
Dal sito sono scaturiti interventi nelle scuole, e una pièce teatrale che sta girando per tutto il Paese parlando ai giovani di relazioni e di rispetto. Premiamo sulla politica per la parità di stipendio fra uomini e donne, poiché oggi c’è un divario del 15%. E con altre associazioni abbiamo sensibilizzato la polizia sulle molestie sui mezzi pubblici.
Ti capita ancora di subire del sessismo, oggi che sei famosa?
Un giornalista, intervistandomi, mi disse: “Sarà un articolo breve: sei bionda e carina, meglio dare spazio alle tue foto”. Un altro mi chiese di fotografarmi vestita in latex mentre soggiogavo un uomo. Sì, mi capita ancora.
La frase che un uomo non deve mai rivolgerti?
Il mio ex amava fare battute a sfondo sessuale. Mi ha mollata perché io non ridevo.
Progetti per il futuro?
Diventare noiosa e ridondante, perché la parità di genere sarà raggiunta e non dovremo più parlarne.
Da Donna Moderna, 7 aprile 2016.

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