L'ALTRA FACCIA DELLO SHOPPING
CONFESSIONI DI UN ECO-PECCATORE
di Fred Pearce, Edizioni Ambiente, 348 pagine, 22 euro
Ho intervistato una cantante, settimana scorsa, una di quelle dotate di vero talento e intelligenza (il 3 ottobre, se siete curiosi, saprete chi è e cosa mi ha raccontato) la quale, tra l’altro, non si preoccupa di fingersi e socialmente impegnata e accigliata per guadagnare punti. Fa musica e basta.
Insomma, questa cantante beveva acqua da un bicchiere di plastica e diceva che secondo lei qualsiasi cosa noi facciamo, ogni atto e gesto, è politico. Nel senso che ha conseguenze collettive, e dovremmo esserne consapevoli, almeno. Se beviamo da un bicchiere di plastica dovremmo interrogarci, in qualità di esseri razionali (basta un attimo, non è richiesto lo struggimento per l’ecosistema mondiale) su dove andrà a finire quando lo avremo gettato. E se indossiamo un paio di occhiali da sole, come una t-shirt o una giacca, magari chiediamoci dove sono stati fabbricati, se ci hanno lavorato dei bambini. Così poi scegliamo, no? E non facciamo la figuraccia di quelli che si fanno tatuare sul corpo presunti ideogrammi cinesi, perché van di moda, e non hanno idea di cosa significhino.
Nel caso, poi, in cui i quesiti sul passato e il futuro degli oggetti quotidiani diventino per voi urgenti, vi consiglio il libro di Fred Pearce, giornalista ambientale, firma di The Independent e consulente del New Scientist.
Per scriverlo ha intrapreso un viaggio interessantissimo, alle origini dei prodotti che mangiamo, vestiamo, consumiamo in generale. “Scopo di questo libro” spiega “è scoprire il mondo nascosto che ci permette di portare avanti il tenore di vita a cui siamo abituati. Per farlo, ho esplorato i confini della mia impronta individuale. Ho viaggiato tutto il mondo per scoprire da dove vengono il cotone della mia maglietta, il caffè nella mia tazza, i mie scampi al curry, il computer sulla mia scrivania, il telefono che tengo in mano”.
Si passa così dagli “schiavi dei gamberi” in Bangladesh a quelli del caffè in America Latina, dai metalli preziosi insanguinati nella regione africana dei Grandi Laghi al cotone che porta maledizione all’Uzbekistan e al lago d’Aral.
Una serie di bei reportage. Che non diranno niente di nuovo a chi è già ambientalista convinto e sa cosa significa responsabilità sociale, ma che spalancheranno tanti mondi a quelli che invece galleggiano, magari da parecchio tempo, tra domande, dubbi, la spinta all'impegno (autentica oppure così, far guadagnare punti in società) e la tentazione del chissenefrega.
Commenti
Posta un commento