EPIDEMIA DA "MAL DI CIBO"
Foto di Simona Ghizzoni (Contrasto) |
Dieci anni fa, i disturbi del comportamento alimentare colpivano 100 mila italiani. Oggi sono tre milioni a soffrirne. La psichiatra Laura Dalla Ragione spiega come e soprattutto perché.
È stato il primo centro pubblico in Italia a curare l'anoressia e la bulimia fuori dalle corsie d'ospedale: una villa immersa nel paesaggio tranquillizzante di Todi, in Umbria, dove duemila ragazze e ragazzi hanno potuto ricostruire l'immagine di sé in un ambiente simile alla vita quotidiana, tra corsi di teatro, laboratori di danza e stimoli intellettuali.
Oggi Palazzo Francisci celebra il suo decennale con una settimana di iniziative a Todi, dal primo all'8 giugno: convegni, mostre fotografiche, spettacoli teatrali. Perché si festeggia un traguardo importante: “Dopo dieci anni, possiamo dire che le terapie per queste malattie sono più efficaci, e nel primo anno le probabilità di guarigione sono molto alte”, spiega la psichiatra Laura Dalla Ragione, direttrice dei Centri per i disturbi del comportamento alimentare della Asl 1 dell'Umbria a Todi e Città della Pieve, oltre che referente del ministero della Salute.
Nel suo ultimo libro L'inganno dello specchio (con Sabrina Mencarelli, Franco Angeli), l'esperta ricostruisce i percorsi mentali che trascinano le ragazze anoressiche nell'incubo di vedersi sempre brutte e grasse, e sottolinea un dato: “Da quando abbiamo fondato la nostra struttura nel 2003, molto è cambiato nel panorama dei disturbi alimentari. Fino alla fine degli anni Novanta esistevano solo casi limitati di anoressia, mentre la bulimia è esplosa nei primi anni Duemila e oggi è al primo posto: l'anoressia riguarda il 30 per cento della patologia, l'altro 70 per cento è costituito da persone affette da bulimia o binge eating disorder, la sindrome da alimentazione incontrollata che si differenzia dalla prima perché in questo caso non si vomita il cibo che è stato compulsivamente ingerito”.
Se le terapie sono migliorate, le statistiche sono invece da allarme rosso. In dieci anni, il “mal di cibo” ha infatti registrato un'autentica esplosione in Italia, colpendo oggi 3 milioni di persone contro le 100 mila del passato. “È un'autentica epidemia” dice Laura Dalla Ragione. “È la patologia psichiatrica che ha registrato l'aumento maggiore, secondo gli ultimi dati epidemiologici dell'Istituto superiore di Sanità. Nemmeno la depressione è dilagata con la stessa rapidità, anzi i dati che la riguardano sono più o meno gli stessi degli anni Ottanta”.
Non solo: oggi anoressia, bulimia e binge eating non colpiscono solo le donne: “Prima il rapporto donne-uomini era di cento a uno. Oggi il 10 per cento della patologia è maschile, che raddoppia nella fascia d'età 13-17 anni. Un fatto nuovissimo: dieci anni fa gli uomini costituivano un'eccezione ed erano soprattutto ragazzi con problemi di identità di genere. Oggi questo elemento è totalmente scomparso, e nei maschi sono inoltre comparsi nuovi disturbi come la bigoressia, l'ossessione per la massa muscolare, diffusa negli ambienti delle palestre, e l'ortoressia, l'ossessione per il cibo sano”.
Il range di età è un altro elemento stravolto: non più solo adolescenti e giovani, ma bambini e adulti fino ai cinquant'anni. “Sono circa 300 mila i bambini sotto i dodici anni che ne sono affetti” precisa la psichiatra “vale a dire il 10 per cento del totale. E sono i pazienti che ci preoccupano di più: la loro prognosi in genere è più grave che negli adulti, perché più precoce è il disturbo, più il danno può rivelarsi serio e più lungo e difficile sarà il trattamento”.
Il binge eating disorder e la bulimia nervosa non risparmiano nemmeno i quaranta-cinquantenni: “Per la prima volta riscontriamo questi disturbi nelle donne in menopausa, perché il corpo perfetto è socialmente richiesto anche a quell'età'”. Secondo Laura Dalla Ragione è qui il nodo: “Le proiezioni dicono che questi disturbi aumenteranno ancora poiché non riusciamo a bloccare i fattori di rischio, sono troppi. È difficile prevenire, in una società che da un lato offre cibo in continuazione e in abbondanza, e dall'altro impone un modello di magrezza e di un corpo perfetto, manipolabile a piacimento con le diete e la chirurgia perché deve restare lo stesso anche dopo la gravidanza e con l'avanzare dell'età'”.
Anche la tendenza a considerare il cibo come un antristress, piuttosto che un nutrimento e un'occasione di convivialità, favorisce questi disturbi. Così come il mercato delle diete totalmente incontrollato, con il dilagare di prodotti dimagranti venduti al banco delle farmacie.
“Il paradosso è che la stessa cura dei comportamenti alimentari è diventata un mercato” aggiunge Dalla Ragione: “Molti si improvvisano terapeuti e aprono strutture fasulle, per questo abbiamo completato una mappatura”. L'elenco delle 155 case di cura “sicure” si trova al sito del ministero della Salute Disturbialimentarionline.it, con un motore di ricerca che permette di individuare le tredici strutture simili a Palazzo Francisci, pubbliche e non ospedaliere, che esistono oggi in Italia. E al numero verde 800 180 969 si possono chiedere informazioni 24 ore su 24.
da Io donna, 31 maggio 2013
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