I VINILI DI AHMED

La vita è durissima, in Mauritania, per gli appassionati di musica e vinili. In tutto il Paese è infatti sopravvissuto un solo negozio. Se mai passaste da Nouakchott, varrebbe davvero la pena di trascorrerci un pomeriggio. (Al proprietario dite che vi manda quell'italiana che ha chiesto di toccare la discografia completa di Fela Kuti)

Foto di Loris Savino
“Non conoscete Malouma?”. L’omino in camicia marrone è scandalizzato. Estrae un vinile dalla pila sul pavimento, aziona il giradischi, sembra assaporare il fruscio della puntina. Nella stanzetta rosa si diffonde una voce femminile dal timbro blues su melodie saheliane. “Non conoscere Malouma in Mauritania è come ignorare Adriano Celentano in Italia”, sentenzia Ahmed Vall indicando una vecchia copia di Disco Dance, l’album del Molleggiato del 1977, in bella mostra tra un disco dei Cock Robin e la colonna sonora di Grease
Il regno di Ahmed è fatto così: caotico, africano e cosmopolita. Un puzzle di vinili, alcuni rarissimi, tra nomi internazionali e collezioni dall’Africa Occidentale. Un viaggio schizofrenico da Fela Kuti ai Pink Floyd, dal soukous a James Brown, dal reggae jamaicano alla rumba congolese.
Si chiama Saphir d’Or (“la puntina d’oro”, quella del giradischi ovviamente) ed è l’unico negozio di dischi rimasto in tutta la Mauritania. Una porticina in lamiera su un vialone polveroso nel centro di Nouakchott, tra un ristorante e una rivendita di televisori. Un luogo di ritrovo per la gente del quartiere Medina 3, che qui viene a bere tè alla menta, a parlare di calcio, a godere della musica e delle doti affabulatorie del proprietario.
Ahmed Vall ha 54 anni ed è originario del deserto a sudest, verso il confine con il Mali. Negli anni ’70 si è trasferito nella capitale, faceva il tassista e nel tempo libero praticava la passione per la musica in un Paese che all’epoca vantava un'inimmaginabile scena vibrante. “C’erano discoteche, negozi di dischi, e i concerti dell’Orchestra Nazionale erano affollatissimi”, racconta Ahmed. “La gente andava pazza per il soul americano e per le orchestre senegalesi e ivoriane. Io facevo il dj, organizzavo serate anche per il Rotary Club, nei grandi hotel e nelle piazze. Giravo con la mia valigia piena di dischi e facevo ballare la gente fino al mattino. Negli anni ’80 basta: è finito tutto”.
Ahmed non sa ipotizzare perché: forse per la crescente povertà nel Paese, oppure per via dei conflitti etnici tra la popolazione bianca e quella nera durante la ventennale presidenza di Maaouya Ould Sid’Ahmed Taya. Anche la progressiva islamizzazione della società mauritana avrà fatto la sua parte. Fatto sta che oggi, nel Paese, se si vuole acquistare musica senza scaricarla da internet, si è costretti a bussare alla porta di Ahmed Vall. Lui però i suoi vinili non li vende. Li copia su cd o chiavetta Usb a prezzi stracciati per i connazionali, un po’ più cari per gli stranieri: 3 euro e mezzo a cd, più o meno 20 centesimi a brano. 
Tra le pareti rosa confetto del Saphir d’Or, Ahmed prepara il tè per due amici che si rilassano sul divanetto, e intanto passa in rassegna i suoi tesori: molti dischi li ha accumulati negli anni (“quasi tutti comprati in Senegal e in Mali, dove vado spesso”), altri sono regali di chi doveva fare spazio in casa propria. E così questo omino si ritrova oggi con un repertorio di un certo valore, catalogato con il semplice criterio: Africa a destra, resto del mondo a sinistra.
La parete di destra sfoggia titoli del gambiano Laba Sosseh, grande nome della salsa che Ahmed ascolta fin da ragazzo. E la afro-fusion dei senegalesi Idy & Sidy, il jazz della Star Band de Dakar, la regina della rumba congolese M’bilia Bel, il padrino del blues africano Ali Farka Touré e i mauritani Bacar Cheikh Drame e Saïdou Ba. Fino al primo Youssou N’Dour, quando cantava nella Super Etoile de Dakar, e all’imprescindibile discografia completa di Fela Kuti. “Adoro la musica dell’Africa Occidentale degli anni ’70” spiega Ahmed, “come la maliana Fanta Damba, il funky dei nigeriani Ikenga Super Stars of Africa, il congolese Kanda Bongo Man”.
La parete di sinistra è una vivace accozzaglia euro-americana: da Animals dei Pink Floyd ai Police; Celia Cruz accanto a Never Say Die! dei Black Sabbath; Chuck Berry, Rod Stewart e il Live in New York di James Brown; Dalila, la greca Nana Mouskouri e il reggae dei Third World. “Qui viene il ragazzino a caccia di dischi degli anni ’40 così come il vecchio che vuole pop inglese anni ’80. Una volta è entrato un signore che cercava un 45 giri a suo dire introvabile. Quando l’ho preso dalla mensola e gliel’ho mostrato, lui è scoppiato a ridere: quell’uomo era Hadrmy, un grande musicista dell’Orchestra Nazionale della Mauritania. E chiedeva La mone, la canzone che celebrava la nascita della nostra moneta nel 1973”. Ma nemmeno in quel caso, Ahmed ha ceduto alla tentazione di vendere uno dei suoi gioielli. 


LA PLAYLIST DI AHMED VALL
Gli album dell’Africa Occidentale più amati dal collezionista di dischi di Nouakchott. Al sito sahelsounds.com si trovano mille altri suggerimenti e musica da scaricare.


  1. Malouma, Nour (2007). La cantante più nota in Mauritania, attivista per i diritti delle donne, promotrice di campagne per l’alfabetizzazione e la prevenzione dell’Aids, è stata anche senatrice. E’ un’ottima suonatrice di ardin, l’arpa mauritana a dieci corde. 
  2. L’Orchestre National de Mauritanie, La Mone/Kamlat (1973). Il raro 45 giri celebra il conio della moneta nazionale del Paese. Nel ’67, il governo post-coloniale mauritano spedì 14 musicisti in Guinea Conakry a imparare la musica d’insieme. Il risultato è uno stile tradizionale e moderno insieme.
  3. Fanta Damba, La grande vedette malienne (1975). Star della musica maliana, classe 1938, Fanta Damba è una jali muso, una griot al femminile: nel ’75 fu la prima artista del suo Paese a esibirsi in un tour per l’Europa.
  4. Ernesto Djédjé, Le Roi du Ziglibithy (1977). Uno dei maggiori musicisti ivoriani, visse anche a Parigi e, nel ’72, tornò nel suo Paese per fondare l’orchestra San Pedro. Morì nel 1983 a soli 35 anni, e ancora gira voce che sia stato avvelenato.
  5. Laba Badara Sosseh, Salsa Africana Vol.1 & 2 (1980). Gambiano naturalizzato senegalese, ha fondato l’orchestra Star Band de Dakar ed è considerato il pioniere della fusion afro-cubana. Ha lavorato anche a New York. Padre di 27 figli, è morto nel 2007 a Dakar.


Da Africa di settembre-ottobre 2013

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